Si chiama “scalillo”, ed è la speciale scala di legno su misura adoperata dagli esperti viticoltori che vi si arrampicano fino a 15 metri di altezza per poter cogliere il frutto delle viti “maritate” ai pioppi da cui si ottiene uno dei migliori vini e spumanti campani: l’asprinio di Aversa, la cui tradizione millenaria, conosciuto ed apprezzata anche dai Borbone, è stata ricoperta e valorizzata dalle famiglie Bonfidi e Bonocore, nelle Cantine Palazzo Marchesale a Villa di Briano.
Le viti maritate, dalla cui uva si ottiene il vino asprinio, rappresentano una tradizione in via d’estinzione, portata avanti oggi da coraggiosi ed appassionati viticoltori dell’agro aversano. Questa modalità rara e suggestiva di viticultura eroica è plasticamente rappresentata dagli equilibrismi che, con dedizione e una sapienza tramandata di generazione in generazione, si trovano a dover compiere i viticoltori che durante la vendemmia si portano a braccio il loro “scalillo” e lo innalzano con le braccia vicino all’orecchio, per riuscire a percepire appieno le vibrazioni del pioppo e aggiustare momento per momento la loro postura sui gradini per evitare di cadere.
Ogni passo falso, infatti, oltre che mettere a rischio la propria incolumità comprometterebbe l’intera operazione. Sono loro gli eredi di una tradizione vitivinicola che nei territori aversani ha origine millenaria e ha conosciuto il massimo splendore durante il Regno dei Borbone, quando l’Italia rappresentava solamente un’espressione geografica.
Nelle Cantine Palazzo Marchesale – come ci raccontano gli attuali e vulcanici proprietari, viticoltori per passione, incontrati alla Sagra dell’uva e del vino a Cerveteri – fin dai primi decenni dell’Ottocento le famiglie Benfidi Vanacore iniziano la produzione di questo vitigno autoctono secolare, sopravvissuto alla filossera, raccogliendo le uve di asprinio dai terreni di loro proprietà.
Le cantine vengono ricavate ad una profondità di 15 metri sotto terra, scavate a mano nel tufo. Questa attività è proseguita ininterrottamente per quattro generazioni, attraversando tutta la storia d’Italia fino a nostri giorni e portando attualmente tale produzione ai massimi livelli. Con il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata del 1993, le produzioni asprinie Benfidi-Vanacore hanno conosciuto un momento di grande propulsione, raggiungendo attualmente livelli di assoluta eccellenza.
“Non c’è bianco al mondo così assolutamente secco come l’Asprinio”, assicurava Mario Soldati descrivendo questo nobile vino dal carattere forte e deciso, persistente e profumato, nelle sue due versioni spumantizzata e secca. Con l’annata 2021, grazie al contributo dell’enologo Danilo Trabucco, vanno in commercio le prime 3000 bottiglie di asprinio.
Oggi la produzione delle Cantine Palazzo Marchesale ammonta a 8000 bottiglie, e sono molte le etichette premiate, come il Brianò Bianco 2022, che ha ottenuto quest’anno la Medaglia d’Argento a Bruxelles.
Completano la gamma il IX Denari Bianco Igp e Il Rosso del Re. Dove “re” sta per Ferdinando di Borbone, naturalmente.
Michela Nicolais