Il Prosecco, locomotiva del vino italiano

Il mondo Prosecco ha trovato dal 2009 la sua nuova formula, con l’istituzione della Doc Prosecco, della Docg Conegliano Valdobbiadene Prosecco e della Docg Colli Asolani Prosecco o Asolo Prosecco.

il grande territorio veneto, allargato al Friuli Venezia Giulia è diventato locomotiva economia dell’Italia enoica, traino dell’export che continua a crescere a doppia cifra anche nel 2022.

Le tre denominazioni, guardando ai dati di “Cantina Italia”, mediamente rappresentano il 10% delle scorte di cantina di vino dop italiane. Un volume che, nel 2021, ha sfiorato i 750 milioni di bottiglie (di cui 627,5 di Prosecco Doc, 100 di Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg e 21 di Asolo Prosecco), per un giro d’affari complessivo stimato in oltre 3,5 miliardi di euro.

Una crescita così repentina e tumultuosa, in poco più di un decennio, non è stata e non è semplice da governare, anche a livello comunicativo, perchè intorno al nome “Prosecco”, che ormai è un brand di caratura mondiale, famoso quanto lo Champagne e spesso diventato, non per sua volontà, sinonimo di spumante made in Italy, si articolano realtà anche molto diverse.

C’è il sistema di Conegliano e Valdobbiadene, con le sue Colline Patrimonio Unesco, la sua viticoltura eroica, le “Rive”, che la raccontano al meglio, ed il “cru” di Cartizze, fazzoletto di terra da cui nascono poche bottiglie di bollicine che ormai hanno quotazioni pari a tanti grandi rossi italiani.

C’è la grande Doc “di pianura” che con la forza dei numeri, ha diffuso nel mondo, come non mai, il nome “Prosecco”.

E c’è “l’enclave” Docg di Asolo, che ormai da tempo ragiona con numeri da grande denominazione, e protagonista di una crescita qualitativa sempre più testimoniata dalla critica internazionale.

Tre realtà diverse, eppure legatissime capaci, spesso, di muoversi unite soprattutto sul fronte della tutela internazionale, come racconta il caso, ancora non chiuso, del “Prosek” croato.

Ma i cui territori e Consorzi, non raramente, sono agitati da polemiche interne, come successo di recente, sull’utilizzo di questo o quel termine, come “Superiore” o “Anteprima Prosecco”.

Per il futuro ci attendiamo una diversa e migliore organizzazione della comunicazione, magari anche regolamentata dall’interno, in maniera condivisa, in un percorso comune che, dalla stragrande maggioranza dei produttori, è voluto ed auspicato.

A beneficio di un “sistema Prosecco” che riunisce centinaia di aziende, viticoltori e produttori di vino, che portano nel mondo, con successo, la bandiera del made in Italy.

Fonte: Winenews

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