Lazio Prezioso 2021: la parola d’ordine è qualità

Tre aziende, un unico comune denominatore: dimostrare con i fatti anche ai palati più esigenti che i vini laziali non sono “da fraschetta”, ma vini di qualità. Senza complessi di inferiorità rispetto alle produzioni di altre regioni considerate tradizionalmente più blasonate.

Le abbiamo incontrate a Lazio Prezioso 2021, che nella Villa Parco della Vittoria a Montemario ha fatto da vetrina alle eccellenze del territorio, spesso purtroppo misconosciute agli stessi abitanti della Capitale e dintorni. Giulia Fusco, una laurea in economia e un periodo di lavoro passato all’estero, ha scelto di ritornare nell’azienda di suo padre per portare avanti – insieme alle sue due sorelle, come lei sotto i 40 anni – la tenuta Merumalia, 10 ettari vocati a poche etichette ma di grande qualità, per una produzione interamente biologica che ha visto i suoi primi frutti nel 2013 ed è in continua crescita.

“Vogliamo essere custodi di un territorio da proteggere per le generazioni future”,

ci spiega Giulia. “Merumalia”, in latino, significa “vino buono e altre cose”, dove “altro”, nel caso di questa azienda di Frascati che si configura come una collina affacciata su Roma, significa uno spazio eventi dedicato alla convivialità. Da poco, infatti, oltre all’ospitalità in un casale ormai centenario sono ricominciate le visite guidate con “Vigneti aperti” e gli aperitivi in vigna alle 17.30 nel weekend, occasioni per gustare un buon calice accompagnato da una selezione di prodotti del territorio. “Anche se la pandemia, come è successo a molti, ci ha messo a dura prova – racconta Giulia – in positivo ha fatto riscoprire ai romani e agli abitanti del Lazio il turismo di prossimità, facendo registrare un aumento dei clienti provenienti dal nostro territorio”.

Tra i vini di Merumalia portati a Lazio Prezioso, un tris di riserve di “Primo”, Frascati superiore Docg Bio nelle tre annate 2017, 2018, 2019 e il “Canto”, Cannellino di Frascati Docg Bio 2019.

A capire, in anticipo coi tempi, che il Frascati e i vitigni autoctoni del Lazio non fossero vini “di serie B” è stata senz’altro la famiglia Mergè, che dà il nome all’omonima azienda, Casata Mergè, nata nel 1960 al confine tra Frascati e Monte Porzio Catone.
Nella prima metà del Novecento, Manlio Mergè inizia l’attività di viticoltore rispettando la cultura e le caratteristiche storiche del territorio. Oggi Luigi Mergè, con i figli Massimiliano, Marco, Beatrice e Marianna, dopo tre generazioni, continua a tenere vivo quel primo innesto, mantenendo intatte le radici di famiglia e producendo vini – 500mila bottiglie l’anno – nel rispetto delle tradizioni ma al passo con le più avanzate tecnologie.

Ne è un esempio eloquente  il “Sesto 21”, Frascati Superiore Riserva Docg, Malvasia puntinata al 75% con Bellone, Trebbiano e Bombino, che ha ricevuto riconoscimenti nazionali ed internazionali.

A parlarci, infine, della passione per il vino come vocazione è Gabriella Grassi, lombarda d’origine ma ciociara d’adozione grazie al marito Stefano, ex informatico e dal 2015 viticoltore nella zona di uno dei vitigni autoctoni laziali per eccellenza: Piglio, patria del Cesanese.

“Senza passione non si può fare il vino, è troppo faticoso”,

spiega Gabriella. E proprio con la loro passione Stefano e Gabriella hanno contagiato il nipote, Simone, che si occupa di tutta la parte agricola dei 13 ettari della tenuta, dal nome che ne spiega l’origine e la filosofia: L’Avventura. “Campanino”, “Picchiatello” e “Amor”, le etichette presentate a Vini preziosi, tutte Piglio Superiore Docg, che coniugano la secolare tradizione di quei territori ad una visione moderna e innovativa dell’agricoltura.

Verdeluna”, l’agriturismo con ristorazione da cui un giorno di giugno è iniziata l’avventura di Gabriella e Stefano, è diventato nel frattempo il fiore all’occhiello dell’azienda.

Michela Nicolais


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