San Lorenzo Wine Festival: una “prima assoluta” per degustare le infinite sfumature del Cesanese

Una coppia affiatata di coniugi di vecchia data e sempre nuova (non solo enologica) passione, una donna che produce il suo vino e lo canta in versi, un’azienda centenaria che travalica le generazioni.

Si possono fare incontri come questi, degustando i calici della prima edizione del San Lorenzo Wine Festival, inaugurata a Piglio, sulla Strada del vino Cesanese (Strada del Vino Cesanese – Sapori, paesaggi, arte, esperienze: un viaggio meraviglioso attraverso una storia da raccontare e mille storie da vivere. (lastradadelvinocesanese.it) che – grazie anche all’instancabile attività di valorizzazione e promozione del territorio operata dalla cantina sociale – sulle colline del frusinate vanta una Docg apprezzata fin dal tempo degli imperatori romani.

“Coltiviamo le nostre migliori uve dal germoglio alla raccolta seguendo le tecniche enologiche naturali che utilizzavano i nostri nonni”, spiegano Vincenzo e Teresa a proposito dell’azienda agricola Marletta Teresa (aziendaagricolamarletta.it), di cui sono alla guida: “La raccolta avviene in modo manuale, con diraspa e pigiatura degli acini, macerazione a temperatura controllata, svinatura e prosieguo della fermentazione in rosso in vasche di acciaio inox a temperatura”.

Perfino il materiale dei tappi delle bottiglie – la barbabietola – è stato scelto con cura e all’insegna della naturalità, ci tiene a precisare Vincenzo, anche se ciò comporta un aumento dei costi. Il risultato sono bottiglie di pregio come il Cesanese Innaro Superiore, annata 2018: un vino di carattere e pienezza di corpo, caratterizzato dall’assenza di ruvidezza e da una buona longevità. Il colore è rosso rubino, con riflessi porpora e sentori intensi fiorati e fruttati che si uniscono a note di erbe mediterranee.

 

Sempre della stessa annata, il Cesanese del Piglio Etichetta Nera, di colore rosso intenso con riflessi violacei, al naso è fruttato e floreale con note di frutta rossa e confetture, mentre al palato si presenta secco, morbido e leggermente amarognolo, dotato di una buona tannicità e di un’ottima beva.

“E’ dono del Padre. E’ sole nel calice. E’ ruvida mano. E’ ricordo di zolle. E’ ossequio al passato. E’ autoctona schiettezza. E’ sorriso rubino. E’ fiore sbocciato. E’ ciliegia carnosa. E’ vento che soffia nel bosco. E’ sapore che riempie la bocca. E’ atto d’amore. E’ il mio vino”.

Maria Elena Sinibaldi Boscocastello – Azienda Agricola Maria Elena Sinibaldi, titolare dell’azienda che porta il suo nome, usa questi versi poetici, vergati da lei stessa, per descrivere una delle sue etichette – “Bivi!” – traduzione in dialetto ciociaro dell’imperativo del verbo bere.  Un Cesanese dal timbro tradizionale e, insieme, vicinissimo per freschezza alle nuove tendenze di beva: appena scabro, ma senza spigoli, tatto di seta grezza e profumi intensi di ciliegia chiara e visciola variegati da sfumature di piccoli frutti rossi.

“L’azienda – racconta Maria Elena – è nata negli anni ’60 dall’opera dei miei nonni materni, Maria e Augusto, e successivamente mio padre, Giuseppe, ha sapientemente proseguito e fortificato la loro opera. L’azienda è tuttora a carattere familiare con l’aiuto di pochi, appassionati amici. All’età di 13 anni ero già perfettamente a mio agio tra i filari e nella cantina. Con il passare degli anni è cresciuta la passione per il buon vino e l’esperienza per portarlo dalla vite alla bottiglia fino ad arrivare, da qualche anno, ad ottenere il riconoscimento I.G.T. (Indicazione Geografica Tipica).
Ancora e soprattutto oggi prediligo per scelta di qualità quei vitigni che affondano la loro storia in questi luoghi da secoli, magari rimanendo semisconosciuti sulla scena dei grandi vini italiani e internazionali, a dispetto di una qualità assoluta. Alcuni di essi rischiavano di andare perduti ed estinti, ma con un paziente lavoro di innesti e reimpianti sono riuscita a conservarli e portarli a fruttificare”.

La Cantina Martini si trova a Piglio, su di un suggestivo poggio in località Santa Felicita. Dal 1890 sono 3 le generazioni che si avvicendano alla guida dell’azienda e da qui si produce il vino Cesanese, per mantenere viva una tradizione lunga più di 100 anni, da quando cioè Raniero Massimi, ufficiale di marina, costruì nel 1890 il casale che ancora oggi custodisce il cuore pulsante dell’azienda. Cenni storici provenienti dall’antica biblioteca della famiglia Massimi fanno riferimento all’antico podere, nell’indicare l’area dove il Cesanese di Affile venne introdotto per la prima volta nel territorio Pigliese, già nel lontano 1400.

Oggi Andrea Antonio Martini ha preso le redini dell’azienda di famiglia dopo la scomparsa del padre Tommaso. Tra le etichette in degustazione al San Lorenzo Wine Festival, Santa Felicita, un Rosato di Cesanese di Affile 100% che sorprende per la sua persistente sapidità: intrigante nell’elegante opposizione dolce e amaro, è vellutato ed avvolgente e sa essere al contempo fresco ma strutturato come un rosso importante. La vendemmia avviene nella prima decade di ottobre esclusivamente da uve raccolte nei vigneti aziendali.

Il mosto rosato, senza bucce, proviene dalla massa di uve rosse Cesanese per salasso. Viene lasciato fermentare per circa 15 giorni, senza l’aggiunta di lieviti, poi lasciato riposare in botti di acciaio fino a marzo e infine imbottigliato.

Michela Nicolais

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