Vini naturali vs vini tradizionali: il dibattito dell’OIV

È ormai noto che i vini naturali fanno nascere accesi dibattiti e opinioni divergenti.

Con il seminario online “Comprendere il fenomeno dei vini naturali”, l’Organizzazione internazionale della Vigna e del Vino (Oiv) ha messo a confronto i vini naturali con i vini classici, quelli che siamo più abituati a bere. A condurre il dibattito è stato il capo dell’Unità “Enologia” dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (Oiv), Guido Baldeschi. Con lui hanno animato il webinar Jamie Goode, firma enoica del “The Sunday Express”, Luigi Moio, professore di Enologia all’Università di Napoli e vicepresidente dell’Oiv, Christelle Pineau ricercatrice in antropologia sociale ed etnologia, Natalie Christensen, tra le enologhe più influenti al mondo, e Jaques Dupont, scrittore e giornalista del vino tra i più apprezzati di Francia.

Alla base della scelta dei vini naturali e della loro valorizzazione c’è, come ha affermato Jacques Dupont, “il desiderio di un ritorno alla natura e alla purezza delle origini”. È evidente però che, in generale, esistono numerose lacune in merito alla definizione precisa di vini naturale, spesso confusi dai consumatori con i vini biologici. A distinguersi nei vini naturali è sicuramente il gusto poiché, come ha spiegato Guido Baldeschi, “il concetto di vivacità nei vini naturali deriva dal fatto che non viene bloccata la parte viva durante la vinificazione e fino all’imbottigliamento”. Quanto alle modalità di degustazione, Jacques Dupont ha affermato che i critici enologici non dovrebbero essere al corrente della filosofia produttiva prima che il vino sia stato assaggiato e valutato, poiché “la degustazione alla cieca di un vino consente un apprezzamento scevro da preconcetti”.

Sulla questione dei metodi di produzione, e in particolare dell’aggiunta di solfiti in fase di vinificazione, Natalie Christensen ha parlato dei pro e contro derivati dal loro mancato uso. Il vantaggio è lo sprigionarsi di sentori nuovi; il lato negativo è l’alto rischio per l’azienda derivato dall’assenza di solfiti, in quanto “l’anidride solforosa svolge un’azione antiossidante e antimicrobica e consente quindi al vino di invecchiare”. Ma “per Jamie Goode “nei vini naturali si possano individuare precocemente alcune note di invecchiamento”.

Arianna Barile

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