Un giro d’Italia per conoscere le “sfumature” dei vignaioli indipendenti

Un giro d’Italia che permette invece di apprezzare l’incredibile varietà di sfumature del terroir e le capacità di interpretarlo e personalizzarlo attraverso la capacità di “coccolare”, ciascuno, la sua peculiarità.

E’ Fi.Vi., la mostra mercato dei vignaioli indipendenti che per la prima volta, quest’anno, è sbarcata a Bologna regalando una girandola di assaggi di piccole aziende dinamiche che si confrontano e si “contaminano” a vicenda con la propria passione, senza alcun spirito di rivalità neanche tra territori o regioni sorelle.

Tra i padroni di casa, l’allegria del Lambrusco in tutte le sue sfaccettature, vero e proprio vanto della cantina Ferraretti, che per caratterizzare le proprie etichette ha scelto qui in fiera l’espressione “prosecco salato”. “La voglia di valorizzarlo al massimo ha fatto sì che scegliessimo la strada più complicata e lunga per produrre i vini: la rifermentazione in bottiglia”, spiegano i produttori: “Produciamo un massimo di 10mila bottiglie all’anno, consapevoli che se la vite produce poco quel poco lo fa bene; Imbottigliamo solo quando la luna ce lo consente perché produciamo vino che entra in bottiglia vito e naturale”.

Si va dal Lambrusco dell’Emilia Spumante rosso, rifermentato in bottiglia e lasciato sui lieviti, al Frizzante rosso rifermentato in bottiglia e poi sboccato, stesso procedimento per il Frizzante rosé. Per il Lambrusco dell’Emilia Spumante rosè si è scelto invece il Metodo Classico, con 24 mesi si lieviti, che diventano 36 mesi per l’omologo Grasparossa di Castelvetro.

Di tipicità in tipicità: il fiore all’occhiello dell’azienda agricola Micossi, tra Tarcento e Nimis, è il Ramandolo, antico e nobile vino friulano ottenuto da uve Verduzzo Friulano vendemmiate tardivamente. All’assaggio, risulta subito la nota dolce con lievi tannini naturali e profumo intenso di frutta matura e secca: è solo uno dei prodotti di un’azienda giunta alla quinta generazione, il cui obiettivo finale è quello di coltivare vitigni autoctoni, come il Refosco dal Peduncolo rosso, con un profumo avvolgente che ricorda la castagna, o lo Schioppettino, con un bouquet speziato di pepe nero e violetta. Fino ad arrivare al vino più nobile e antico del Friuli, il Picolit, vino dolce con produzione estremamente limitata, dall’aroma molto elegante, ricco e complesso.

Parlando di eccellenze dolci, non si può non nominare l’azienda agricola Fenech a Malfa, nel cuore di Salina, dove la produzione di Malvasia delle Lipari è una tradizione di famiglia oggi portata avanti da Francesco, erede di una storia vitivinicola cominciata nel lontano Ottocento. Nel 1996 Francesco Fenech decide di imbottigliare il proprio prodotto fino ad allora venduto da Lui e da suo padre Antonio in cantina direttamente dalle botti.

Da allora l’azienda si è dotata di moderni mezzi di coltivazione dei terreni vitati e di moderni macchinari per la vinificazione, la conservazione e l’imbottigliamento del suo prodotto. Tra la vasta gamma di etichette di questa azienda certificata biologica e divenuta ormai un punto di riferimento per tutta l’isola forte dei riconoscimenti anche sul piano internazionale, oltre alla Malvasia delle Lipari passito DOC spicca il Disiato, Corinto nero, autoctono della Sicilia ma originario della Grecia.

Viticoltura secondo natura”, la filosofia della fattoria biologica Poggio La Luna, che in Maremma produce vini fermentati da lieviti autoctoni ed a basso contenuto di solfiti, “privilegiando l’armonia piuttosto che l’efficienza, l’amore più che la chimica”, ci raccontano i produttori descrivendo una gamma di vini che hanno nelle etichette il comune denominatore della luna: si va da Lunaia, Sangiovese al 60%  e Merlot  al 40%, a Lunarius, un blend di Merlot, Sangiovese e Ciliegiolo, fino a Luna Rossa, Ciliegiolo al 100%. Vin della Luna e Luna Bianca sono entrambi Sangiovese al 100%, vitigno da cui proviene anche Diana, la versione rosata.
Cocciuto è invece il nome scelto per l’etichetta del Petit Verdot al 100%, vinificato in anfore di terracotta.

Il gusto per la sperimentazione, spesso, ha un volto femminile: è il caso di Merumalia, dove Giulia Fusco, la padrona di casa, ha messo in mostra tra i vini scelti per l’appuntamento di Bologna  – oltre al Frascati Superiore DOCG, con “Primo” e “Primo Riserva” e all’ampia gamma di bottiglie di vini autoctoni del Lazio – due vini ancestrali: Uattàn, un blend di Malvasia del Lazio e Bombino, e Coquì, Bombino bianco al 100%, entrambi vini gastronomici e dinamici, perfetti da bere in compagnia. A fare da cornice e a sottolineare la sostenibilità dell’azienda della famiglia Fusco, le etichette con le immagini dei fiori che popolano i prati di questa azienda biologica situata in un angolo ancora intatto della campagna romana.

Michela Nicolais

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