Nebbiolo nel cuore: Arneis e Barolo, due vini che parlano di un territorio

Girovagando tra i banchi di assaggio di Nebbiolo nel Cuore, la cui nona edizione si è svolta al Grand Hotel Palatino di Roma, abbiamo avuto modo di degustare tra gli altri un Roero Arneis Riserva Docg 2013, uno dei fiori all’occhiello dell’Azienda Pace, che sulle colline del Roero ha cominciato con una produzione di 10 mila bottiglie l’anno fino ad arrivare, oggi, a 80mila bottiglie, un numero che può essere gestito a livello familiare con tutta la passione di chi lo sente veramente come una cosa “sua”.

Frutto di una fermentazione in vasche d’acciaio a temperatura controllata e dell’affinamento su fecce fini, dopo alcuni mesi di invecchiamento in acciaio, l’Arneis della cantina Pace – assicurano i produttori – è un vino che in bottiglia risulta ottimo anche dopo 8-10 anni. Dal colore giallo paglierino scarico, al palato si possono apprezzare note di frutti a polpa bianca ed eleganti aromi floreali accompagnati da note minerali. Il risultato è un vino asciutto, bilanciato e persistente.

Un bianco, insomma, che insieme alla gamma variegata dei rossi risulta rappresentativo di un’azienda la cui storia ha inizio nel 1934, quando viene acquistata la cascina da Bernardino, padre di Giovanni. Nel 1996 subentrano nell’azienda i figli Dino e Pietro, la quarta generazione di agricoltori. Con loro l’azienda inizia il suo processo di crescita e cambiamento, a partire dall’imbottigliamento che viene fatto scegliendo con molta cura i luoghi migliori. I vigneti vengono tutti trattati con la massima attenzione, nel rispetto del territorio e utilizzando il meno possibile prodotti chimici.

Stessa filosofia aziendale anche per la cantina Poderi Luigi Einaudi, che da quattro generazioni – a partire dal suo fondatore, secondo Presidente della Repubblica Italiana – fa del legame con il territorio e le sue radici il proprio inconfondibile biglietto da visita. Si racconta che Luigi Einaudi non abbia mai saltato una vendemmia, nemmeno nei lunghi anni che trascorse a Roma, come governatore della Banca d’Italia, Ministro e Presidente.

Luigi Einaudi ha lasciato un segno profondo nei Poderi, e le tre generazione successive hanno fatto tesoro della sua lezione e condiviso i suoi stessi valori. Agricoltura e viticultura sono cambiate, i mezzadri sono stati sostituiti da coltivatori salariati, con preparazione e competenze diverse. Eppure la famiglia Einaudi ha mantenuto vive molte tradizioni contadine, lasciando per esempio la conduzione dei poderi alle famiglie che da sempre abitavano le cascine.
Chi ha guidato l’azienda ha saputo portare a compimento la visione – così moderna e lungimirante – del fondatore e si è impegnato per migliorare la qualità dei propri vini, contribuendo ad affermarne l’identità e l’eccellenza.Insieme a molti altri produttori della zona, la famiglia Einaudi ha intrapreso il lungo e articolato percorso che, nel 2006, ha portato all’ottenimento della Docg Dogliani – la massima espressione del legame tra l’uva, il vino e il territorio.

E proprio al Dogliani – vino storico e di famiglia per eccellenza – è stato affidato l’onore di portare la gioia dei festeggiamenti per il 125° della Cantina Poderi Luigi Einaudi: l’etichetta è stata rivisitata in stile contemporaneo, mentre Ludovico Einaudi, famoso compositore e pianista, nipote del fondatore, ha dedicato un brano al Dogliani, definito “un viaggio emozionale nella storia dei Poderi Luigi Einaudi e nella loro intima armonia”. La stessa magia che, in una delle verticali organizzate nell’ambito di “Nebbiolo nel cuore”, abbiamo sperimentato assaggiando due pregiati Barolo Docg: Bussia e Terlo, entrambi dell’annata 2018.

Michela Nicolais

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